Oblivion GDR PbF

Lavoravo da 15 anni nel dipartimento di babbanologia occupando un posto di poco conto, che nessuno avrebbe gradito. Il mio compito consisteva nel catalogare gli oggetti di provenienza non magica ed inserirli in archivio.
Dopo aver passato la mia adolescenza tra le calde coperte dei serpeverde, amato da tutti e circondato dalla notorietà avevo perso l'attimo che mi avrebbe reso una persona importante e mi ero ritrovato a cercare un piccolo impieguccio da inetto. Avevo sempre desiderato una carriera in ascesa, magari un posto come preside, ma tutti i miei sogni si erano infranti per colpa dell'amore di una donna, che mi aveva abbandonato subito dopo aver scoperto il mio desiderio di grandezza. Prima di lasciarmi aveva affermato che la mia brama di potere mi avrebbe portato alla rovina. A causa delle sue parole avevo cercato un lavoro da niente, di quelli umili, privi di rischi e emozioni. Desideravo conquistarla nuovamente, dimostrandole come tutti potessero cambiare nella propria vita se avessero voluto.
Ai tempi avevo un amico, si chiamava Marcus, lui era quel genere di persona che dalla vita aveva ottenuto tutto: una buona famiglia, un buon lavoro, un aspetto fisico invidiabile. Ci eravamo conosciuti ad Hogwarts al mio secondo anno, lui aveva qualche anno in più e già occupava il ruolo di caposcuola. Era carismatico, intelligente, molto sensibile nei confronti altrui.
Il giratempo ci trovò in una giornata di Luglio, eravamo appena tornati dalla Testa di Porco quando io e Marcus ci imbattemmo in un uomo dal viso coperto e le mani guantate, era di bassa statura e camminava claudicante, come se un cane gli avesse appena morso la gamba destra. Il suo accento era strano, sembrava che fosse vissuto in tempi remoti e che da tempi remoti ci stesse cercando. Ci consegnò un oggetto che sarebbe stata la nostra rovina e l'inizio della mia era.
inizialmente, io e Marcus ci divertimmo a fare piccoli salti temporali: due o tre ore indietro nel tempo, giusto per poter portare a termine i nostri impegni. Tuttavia, quell'idea di poter essere un qualcosa di più che un semplice impiegato di scarso livello al ministero, cominciò a farsi risentire in me, seppur mascherandosi sotto modeste intenzioni; d'altronde, Marcus, era sempre stato un uomo d'animo calmo e pacato e la sua influenza riusciva ancora a calmare il mio animo intraprendente.
I viaggi con il Giratempo si fecero sempre più frequenti, sino a diventare assidui appuntamenti giornalieri: non saltavamo più indietro di una manciata d'ore, ma anche di giorni interi, cercando di porre rimedio agli errori che avevam commesso durante quel tal giorno. Erano cose di poco conto: una carta non firmata, un bollo errato...cose di prassi, burocratiche per lo più. Ma io iniziai a voler di più.
Fu allora che studiammo una maniera per tornare indietro di anni e anni; la tecnica era particolare e ci sarebbe servito addestramento, ma avevamo alle nostre spalle gia due anni interi di "salti temporali", in quanto erano passati ormai due anni, per l'appunto, da quando ci fu consegnata quella prezziosissima clessidra magica. Riuscimmo a trovare un modo per tornare ai tempi del grande, a parer mio, Voldemort; un periodo trascorso ormai da circa una ventina d'anni...i figli di Harry avevano ormai quasi portato a termine i loro studi, per capirci. La pace nel mondo magico si era ristabilita, certo, ma le nuove forze del male erano sempre pronte a farsi avanti e io volevo comandare...non sapevo ancora esattamente cosa, a differenza di Marcus, il quale mostrava un'indiscutibile inclinazione per le frazioni benigne, io mi trovavo ancora confuso sul da farsi. Oppure l'idea di ciò che sarei diventato era talmente radicata in me, da esser diventata parte del mio inconscio stesso.
Studiammo un piano per poter incontrare personalmente l'Oscuro Signore: avremmo fatto un salto temporale di vent'anni circa, saremmo giunti proprio nel momento esatto in cui Voldemort poneva, per la prima volta, fine alla miserabile vita di Potter e poi saremmo tornati indietro con i frammenti della sua anima. Volevamo riunire tutti i suoi horcrux e utilizzare il potere in essi imprigionato. Avremmo costruito qualcosa che ci avrebbe permesso di diventare stimati maghi, conosciuti al mondo intero come coloro che avevano trovato cure impossibili da trovare, rimedi alla morte non naturale, di tutto! Cosa si sarebbe potuto fare, con l'anima del più grande e potente mago mai esistito....Questo era ciò che lasciavo trasparire agli occhi di Marcus, il mio obbiettivo era invece a me chiarissimo.
Una volta giunti nel Passato, recuperammo velocemente e senza troppi problemi i frammenti dell'anima di Voldemort: i libri di storia della Magia parlavano chiaro, ogni contenitore del frammento di anima era chiaramente descritto e noi, fermando il tempo al momento giusto, riuscimmo a prelevare i frammenti senza che quegli stupidi ragazzini o Silente in persona se ne accorgessero.
Giunti alla Battaglia Finale, prendemmo l'anima contenuta in Nagini, in Potter e quella residua nel corpo di Voldemort, la riunimmo e Marcus si preparò aprendo il contenitore che avrebbe dovuto contenerla.
Fu allora che rivelai il mio vero intento: con l'anima del Signore Oscuro fra le mani, sfoderai la bacchetta e feci si che questa si integrasse alla mia; iniziammo allora una battaglia nel passato, Marcus e io: lui in volta del bene, io per interessi egoistici e personali, sogni di gloria che andavano finalmente a realizzarsi.
Scagliai un fortissimo oblivion, che però non seppi mai se andò a segno in quanto, nello stesso istante, uno dei più potenti attacchi Ardemonio coprì l'intera e secca foresta, distruggendone buona parte; la vista mi si offuscò per via della nebbia e tutto scomparve. Quando riaprii gli occhi, mi ritrovavo nello stesso punto dal quale ero partito, con il Giratempo stretto in mano, integro, per nulla ferito; di Marcus? Nemmeno l'ombra.

Iniziò quindi il mio regime, finalmente signore oscuro, ero riuscito a ritrovare il potere perduto anni prima. Instaurai uno dei regimi meglio organizzati del mondo; non entrai a far parte del ministero, seppure controllandolo a distanza, preferii infatti scagliere il posto tanto agoniato di Preside alla Scuola di magia e Stregoneria di Hogwarts; li, feci demolire le aule superflue, lasciando solo quelle che avrebbero insegnato qualcosa di utile ai miei alunni, qualcosa di approvato esclusivamente e personalmente dal sottoscritto, ovviamente: nessuno si sarebbe liberato del mio giogo perchè io, Oz, mago potente, avevo unito il mio potere a quello dell'Oscuro signore e entrambi eravamo pronti a disintegrare letteralmente chiunque ci si fosse parato d'innanzi.
La mia, più che dittatura, sarebbe stata un'organizzatissima "mafia internazionale magica"; la scuola sarebbe stata controllata oltre che da me, dagli alunni della casa Idranera, da me creata per poter controllare i salti temporali di qualsiasi mago esistente sulla faccia della terra. Non sapevo che fine Marcus avesse fatto, ma sentivo dentro me che era vivo e non avrei mai e poi mai permesso che si mettesse in mezzo ai miei affari.
Nacque, al posto della frazione dei Mangiamorte, la frazione degli "Oblivion", miei sottoposti i quali prendevano il nome da uno dei miei incantesimi più potenti. Seppi che Marcus era vivo solo quando si fece sentire il nome dell' "Ardemonio", una congrega, se così la si voleva chiamara, di persone che si andava a sostituire allo storico Ordine della Fenice: l'ardemonio, era l'incantesimo più potente di Marcus.
Lui era vivo e avrebbe reclamato vendetta; la sua vendetta.