The Lost Day

14 giugno 2016, ore 11.32. Il 2% della popolazione mondiale, come per magia, sparisce. Non è finzione, non si tratta di un sogno, ma purtroppo è una realtà tangibile, concreta. Elizabeth, 42 anni, insegnante di ruolo nel Midwest, madre di due bambini, scompare dopo essersi assentata dall’aula per andare alla toilette durante l’ora di lettere. Antoine, 15 anni, bullo della periferia ovest del Quebec, Canada, è intento a sferrare l'ennesimo pugno al malcapitato di turno, scompare. Cesare, 85 anni, romano di nascita, aspetta il suo turno per uno dei tanti esami al cuore. Un attimo prima è lì, seduto nella sala d'aspetto insieme a tutti gli altri pazienti, quello dopo il suo posto è vuoto. Non c'è un ordine preciso, non c è un comune denominatore tra Elizabeth, Antoine e Cesare, né tra tutti gli altri scomparsi di cui è impossibile tener traccia. Eppure sono scomparsi, in un battito di ciglia la loro presenza è divenuta assenza. L’opinione pubblica si divide in due estremità ben contraddistinte, ed è esattamente questo ciò che accade nella cittadina di Ystad, un piccolo paese a sud della Svezia che conta poco più di seimila abitanti. Qui quasi un centinaio di persone, il 14 giugno alle 11.32, sono scomparse. I movimenti creati ad Ystad sono due: il movimento degli Esclusi, ovvero coloro che credono alla sparizione come ad una sorta di apocalisse, ed il movimento dei Concreti, così vengono chiamati coloro che “hanno i piedi per terra”, un gruppo di persone che, dopo quanto accaduto, ha tentato di andare avanti con la propria vita. Essi non hanno dimenticato la tragedia, se ne ricordano ogni giorno, ma non vogliono che la vita si fermi di fronte all'inspiegabile, come forse già sta facendo.