To Capitol City GDR

Lo raccontavano sulle testate dei giornali, nei megaschermi ancora in funzione nelle megalopoli e non mancavano di farne menzione tutti gli articoli spazzatura presenti sui tablet dell’intera popolazione mondiale: la fine del mondo aveva ormai una data consolidata e sarebbe avvenuta entro l’anno 2025 del nostro secolo. Nessuno credeva a queste notizie, non fino a quando esse cominciarono a diventare realtà. Tutto ebbe inizio con un giorno di pioggia particolarmente intenso: sulle principali capitali medio-orientali piovve tutta l’acqua che solitamente sarebbe dovuta cadere in un anno.

“Sicuramente finirà l’alluvione, vedrai Ninke. Finirà sicuramente."
La rassicurazione di una madre ai suoi dieci figli, in Cina, trovò la sua amara risposta così. L’alluvione infatti finì sì ma dopo quasi un mese intero di piogge torrenziali ed ininterrotte. I fiumi si portarono via tutto: caserme, grandi edifici di stato e se qualche politico fu così furbo da chiudersi in un bunker… Bè è ancora lì e lì ci rimarrà a vita, sepolto sotto migliaia e migliaia di litri d’acqua. L’acqua fu la carnefice dell’umanità: non le microplastiche, non il cancro ma lo fu l’acqua. Il diluvio che colse il mondo impreparato all’inizio dell’inverno terminò alla fine di febbraio sommergendo qualunque cosa fosse rimasta a galla da millenni. L’America fu la prima a sparire, inghiottita da un tifone. L’ultima terra emersa a sprofondare fu la Groenlandia seguita dal Giappone e poi da qualunque altra cosa esistesse per superare la superficie del mare. I governi non ebbero materialmente il tempo di crollare, né i vivi di disperarsi. Tutti annegarono e morirono e la storia del mondo finì qui---

Ah, no spè. C'è ancora qualcuno vivo quaggiù! La storia del mondo non è finita qui. Con questo diluvio che ha sommerso le terre conosciute in realtà è appena cominciata per noi… per loro… per i nostri personaggi!

Ci troviamo infatti a Capitol City una triste e desolante città fantasma della contea di Hinsdale in Colorado, già prima del diluvio completamente disabitata. Essa si trova nel cuore delle montagne di San Juan che attualmente non sono altro che la punta di atolli sperduti in un oceano di correnti di acqua salata in cui nuotano più cadaveri che pesci. Non è chiaro come la cima della montagna che ospitava questo desolante conglomerato di abitazioni montane sia sopravvissuta al diluvio ma tutt’ora, nonostante la pioggia continui a cadere, essa sembra galleggiare sul pelo dell’acqua piuttosto che decidersi ad affondare come il resto del mondo, sotto la sua superficie. I pochi superstiti che sono riusciti, a bordo di una chiatta di fortuna o addirittura a nuoto, a raggiungere questo territorio miracolato circondato dal mare sono però dovuti scendere a patti con una verità sconcertante: Capitol City non è l’Arca di Noè che tutti si aspettavano di trovare. La punta della montagna è infatti disabitata da secoli poiché maledetta da un’epidemia di origine ignota. Le poche pagine di giornale, non ingoiate dalla pioggia, raccontano storie di orrori nascosti tra le strade piene di pantano dell’isolotto: questa è una terra infestata principalmente da zombie ma che cela in sé un mondo occulto capace di trasformare cose e persone in modo cruento quanto permanente.

Se si pensava che il diluvio disceso al suolo fosse la fine della storia dell’umanità, Capitol City emerge come un baluardo di sfortunata sopravvivenza dove la gente si ammazza per una scatoletta di tonno, dove la gente viene sbranata viva per fame (non solo dai morti che camminano e che infestano le strade), dove la gente marcia nel pantano tra fiumi d’acqua che ricoprono il suolo e dove accadono cose inspiegabili che sono la causa del quantitativo spropositato di superstiti che, una volta arrivati qui, preferiscono buttarsi a mare e morire piuttosto che restare e tentare l’ultima sfida alla sopravvivenza umana nella tragica e misteriosa isola di Capitol City o di quel che ne resta.