Wizarding (hera) Rpg

Inghilterra, 1980

TUTTI MORTI.
Erano tutti morti.
Stanati uno ad uno, trovati nei recessi in cui tramavano vendetta, ed ammazzati come bestie.
L’avanzata dei seguaci di Tom Riddle era stata implacabile, sorda alle richieste di pietà: i mangiamorte non avevano risparmiato infanti e donne, neppure vecchi maghi ormai decrepiti e magonò incapaci di generare alcuna magia.
Sirius Black, nelle sue sembianze di grosso cane nero, si era dato alla macchia. Era scomparso, ed in molti avevano creduto che fosse stato ucciso o peggio rinchiuso ad Azkaban sotto falso nome.
Ma l’Ordine della Fenice, ferito e privato di molte delle sue fidate piume, non era certo perito.
Come la creatura da cui portava il nome, giaceva sotto le proprie ceneri pronto a risorgere.

E se Hogwarts si ergeva a roccaforte di neutralità e luce, grazie ad Albus Silente ed alle sue abilità incantatorie, non si poteva dire lo stesso di molti altri dei poli della magia del vecchio continente: la presa dei mangiamorte di era estesa a macchia d’olio infettando purulenta il Ministero della Magia, terrorizzando i deboli avventori dei quartieri magici: a tratti si erano spinti anche nel mondo babbano, causando confusione ed incertezza.
Ma laddove vi era cupo il male si poteva incontrare anche chi, timidamente ma astutamente, custodiva nel proprio cuore la focosa scintilla del bene.

Tom, ormai da tutti chiamato l’Oscuro Signore Voldemort, viveva ebbro della sua ascesa. Della sua impossibilità di essere destituito del suo potere… Nessun uomo avrebbe potuto mai essere al suo livello.
Nessun uomo avrebbe mai potuto avere il suo stesso seguito.
Forse dimenticava Grindelwald, a suo tempo seguito e venerato, osteggiato quanto idolatrato dalle masse di quei maghi faziosi che si fregiavano del sangue puro. Gli stessi che adesso, incappucciati e mascherati soltanto per proteggere le apparenze, si prostravano ai suoi piedi.
Non erano altro che schiavi, sacrificabili, il valore della loro vita era pari a zero agli occhi del mago oscuro.

Nessun uomo avrebbe potuto contrastarlo, ma forse una donna?

Hera sembrava apparsa dal nulla, i lunghi capelli vermigli e gli occhi sottili, carichi di astuzia e disprezzo. La maga proveniva dalle più lontane fronde della Foresta Nera dell’Est Europa ove era stata maledetta ad un lungo sonno. Lei e le sue sorelle, ancora addormentate, avevano giaciuto cinquecento anni. Qualcosa però, aveva destato lei che tra tutte era considerata colei che mai avrebbe dovuto abbandonare l’imperturbabile sonno.
Il mausoleo in cui erano state intrappolate ancora sopravviveva, inondato delle vegetazioni scure del luogo che aveva dato loro i natali, i sabba, le congreghe. Doveva andarsene, prima che qualche guardiano si accorgesse di quel curioso -e pericoloso- avvenimento.
Così non vista fuggì dalla Foresta, di notte e ripercorrendo le vie boschive che erano rimaste intatte in quelli che lei scoprì essere stati cinque secoli. Crebbe la sua rabbia, ma non la sua vendetta. Fu più la curiosità a spingerla, a richiamarla.

Dopo così tanti secoli, non le importò di impiegare ore e giorni, settimane e forse mesi, per raggiungere la meta che urlava a gran voce il suo nome. Ma quando vi giunse, sentì tutta la sete di vendetta riempirle la bocca come veleno.
Contro il cielo grigio di quella giornata invernale, la Torre di Londra. « La rammentavo diversa... » furono le sue uniche parole.

Basso e tracagnotto, a tratti viscido come un ratto nonostante fosse completamente ammantato di nero, un uomo percorreva a passo svelto un vicolo traverso di Diagon Alley, diretto chissà dove ma di certo con molta fretta.
Una sottile mano infilata in un guanto di lucida seta smeraldo, afferrò per il collo l’uomo incappucciato a cui cadde la maschera dal volto. « Chi è il tuo padrone. Dimmi chi è il tuo padrone. » Proferì una voce bassa e calda. Una voce di donna, per niente dolce ed accudente. Più imperante, affilata come la punta della bacchetta che sentiva premuta contro il collo. Era gelida come fosse d’argento.
L’uomo tremò, cercò di divincolarsi ma la magia lo tratteneva immobile tra le grinfie della strega. « Lord Voldemort, io servo l’Oscuro Signore. » Proferì quello, la voce rotta.
La maga alzò un sopracciglio, e lo lasciò andare smaterializzandosi.
Quando toccò terra, Peter Minus era bello che morto.