Studi approfonditi suggeriscono che la magia propriamente detta, così come la concepiamo oggi, abbia avuto origine in Egitto, tanto da definire questa terra come culla dello studio della magia. Ciò non esclude l'esistenza di pratiche magiche antecedenti, ma le fonti disponibili non consentono affermazioni definitive in merito. Tuttavia, graffiti primitivi testimoniano la presenza remota di riti dedicati a divinità, di saggi e di sciamani. Per precisione e convenzione, si identifica quindi l'Egitto come il luogo di creazione della magia strutturata.
La decodificazione dei geroglifici ha rivelato lo stretto legame tra magia e religione nell'antico Egitto. Numerosi testi narrano che furono gli dèi egizi a concedere ai "mortali" la facoltà di praticare la magia. A differenza della Grecia, dove prevalevano credenze mitologiche e riti di orazione, in Egitto vi era una radicata consapevolezza della presenza della magia nel mondo. Gli Egizi, infatti, praticavano riti complessi e integravano la magia in numerosi ambiti, che si sono poi evoluti nel tempo.
Inizialmente, si distinguevano tre tipi fondamentali di magia:
La magia nera, che includeva maledizioni, era praticata da sette e stregoni oscuri affiliati a divinità temute come Set o Anubi.
La magia bianca e i riti dell'aldilà erano appannaggio dei sacerdoti. Questi ultimi erano figure centrali nelle mummificazioni e pionieri dell'erboristeria e delle tecniche di guarigione.
Gli sciamani o preveggenti, la categoria più numerosa, utilizzavano poteri psichici – spesso coadiuvati da medaglioni arcani, rune incise su pietre e altri oggetti sacri – per predire il futuro o contattare le anime dei defunti, solitamente in cambio di laute ricompense.
Secondo la complessa religione egizia, il dio Heka presiedeva e incarnava la magia stessa. Nato poco dopo la creazione del mondo, il suo nome sarebbe diventato sinonimo della pratica magica. Tuttavia, numerose altre divinità furono associate alla magia nel corso della sua evoluzione in Egitto. Il dio Thoth, ad esempio, era anch'egli profondamente legato ad essa, patrocinando l'arte primordiale della guarigione, l'astronomia e la matematica. L'astronomia, per la sua iniziale imprecisione, fu associata più tardi alla preveggenza e alla psicomanzia. La matematica, invece, progredì sia grazie a maghi sia a individui "senza poteri", non essendo percepita come strettamente connessa alla magia. Thoth era anche considerato il signore della scrittura – raffigurato con una penna e dei tomi – e si riteneva avesse redatto libri contenenti i segreti delle scienze e dell'alchimia, manufatti leggendari mai ritrovati.
Gli Egizi, pur sviluppando formule magiche e incantesimi, si affidavano molto alla preveggenza. Credevano che parlare del futuro contribuisse a determinarlo e utilizzavano materiali specifici per simboleggiare persone o cose cui erano dirette le pratiche magiche, spesso curative ma talvolta anche maledizioni e riti oscuri. Le maledizioni, infatti, ebbero origine proprio in Egitto, che deteneva il primato nella genesi della magia. Erano frequentemente scagliate contro colpevoli di gravi reati, su ordine dei faraoni stessi, o contro i profanatori delle tombe. Un altro elemento significativo della magia egizia erano gli scarabei, simboli di immortalità, i cui sigilli venivano posti sui sarcofagi.
Oltre all'Egitto, anche la Persia è considerata un luogo dove potrebbero essere stati praticati i primi veri e propri riti magici. Abitata da soldati, cittadini e mercanti, la Persia era anche la terra dei Magi – termine da cui deriverebbe la parola "magia" – individui dotati del dono della profezia. Seguaci di Zoroastro, praticavano magie legate alla sfera psichica: interpretavano sogni, coltivavano l'astrologia e consigliavano i sovrani. Zoroastro stesso fu indicato da alcuni come l'inventore della magia.
Inoltre, nella cultura tribale africana dei Dogon, le tradizioni sacre più segrete si fondano su ipotetici contatti con esseri evoluti provenienti da un pianeta della stella Sirio, avvenuti prima del 3000 a.C. Sorprendentemente, la moderna astronomia ha confermato solo di recente l'esistenza di Sirio B, la stella compagna di Sirio. I Dogon conoscevano da secoli la natura multipla di Sirio, l'orbita ellittica di 50 anni di Sirio B (invisibile a occhio nudo) e la sua elevata densità, tutti dati confermati scientificamente. Per questo, alcuni considerano l'Africa la patria dell'astronomia, mentre l'infernalismo e la demonologia avrebbero radici orientali. In definitiva, ogni cultura ha contribuito alla formazione della magia. È plausibile che nessun singolo individuo o cultura specifica l'abbia "creata", ma che sia stata tramandata oralmente e, in origine, forse donata all'uomo da un'entità divina. Ciò che avvenne in seguito è più documentato, ma sulle sue origini più remote questo è quanto si sa.
Dall'epoca egizia e persiana, passando per quella orientale e africana, nel corso di millenni si è delineato un vasto panorama di concetti e arti magiche, divenute sempre più dettagliate e numerose. Tuttavia, questo sviluppo non fu immediato. Nell'età greca e romana, la magia subì una forte decadenza. Solo alcuni saggi e filosofi preservarono le antiche tradizioni, tra cui spiccano gli abitanti della Gallia con i loro Druidi. Questi sacerdoti-intellettuali, considerati saggi, ricoprivano funzioni politiche e sociali. I Druidi veneravano divinità legate alle forme della natura e credevano in una forza pervadente ogni essere vivente. Furono tra i primi a sviluppare in modo complesso l'alchimia e perfezionarono le arti curative. Oltre a ciò, eccelsero in un'arte particolare: l'addestramento degli animali. La loro era la cosiddetta magia celtica, considerata la culla della specializzazione nella magia bianca, profondamente spirituale e basata sull'armonia tra individuo e forze occulte della natura. I Celti, inoltre, diedero un forte impulso all'erbologia, all'epoca considerata una forma di magia.
Durante il Medioevo, il misticismo fu intenso, sebbene spesso intrecciato con la religione cristiana. La "vera" magia pagana veniva condannata e si trovava quindi in declino, come testimonia la caccia alle streghe e agli stregoni. Paradossalmente, proprio il timore della Chiesa verso la magia pagana ha contribuito alla conservazione di documenti e testimonianze su questi argomenti, nonostante i tentativi di distruggere testi considerati eretici. Fu nel Medioevo che nacquero e si diffusero fobie e stereotipi legati a figure mostruose come vampiri, lupi mannari, draghi e demoni (questi ultimi influenzati anche da culture orientali).
Con il Rinascimento, l'Umanesimo e nei secoli successivi, la magia fu progressivamente messa da parte per fare spazio alla scienza. Ciononostante, alcune arti mistiche come l'alchimia e il naturalismo (inteso come studio magico della natura) persistettero, anche grazie alla loro connessione con discipline scientifiche emergenti come la chimica e la biologia.
Riguardo ai nostri giorni, il testo originale esprime un giudizio pessimistico: l'antica magia sarebbe scomparsa, lasciando spazio a fenomeni considerati superficiali o degenerati, come riti satanici, mode giovanili e le promesse ingannevoli di sedicenti maghi. L'autore ipotizza che gli antichi mistici, di fronte a una mentalità moderna percepita come corrotta e banale, avrebbero scelto di non tramandare più la sapienza magica del passato.