Dead or Alive

30 Giugno 2010

Era una giornata memorabile per l'intero pianeta Terra. La fine del mondo profetizzata dai Maya era stata anticipata: l'apocalisse era iniziata.
Ore 07:00

La guardia carceraria John Glover stava per terminare il suo turno. Prima di recarsi nel suo gabbiotto dove potersi togliere la divisa e accingersi a tornare a casa, decise di compiere un ultimo turno di controllo nel suo settore del carcere di massima sicurezza "G. Washington" poco distante da Baltimora, il Braccio della Morte. Non sapeva che quello sarebbe stato il suo ultimo turno. Josh Clearwater, pluriomicida condannato ad un'iniezione letale dopo aver sterminato, tra gli altri, la sua intera famiglia; aveva deciso che non sarebbe morto. Aveva impiegato anni per ricattare, comprare le "persone giuste", ed ora era pronto a riassaporare il gusto della libertà. La sua cella era aperta. Era riuscito a mandare in corto circuito il sistema elettronico che controllava l'apertura delle "gabbie", come venivano chiamate dai carcerati. John fece in tempo a vedere il braccio sinistro tatuato dell'assassino prendergli la gola, sbattergli la testa contro una parete di cemento armato. Josh era libero. Il suo respiro era affannato, la follia era iniettata nei suoi occhi. Guardandosi intorno si rese conto che l'allarme non era ancora suonato. Colui che avrebbe dovuto prendere il turno di John non era ancora arrivato. Ce l'aveva fatta. Le voci dei suoi compagni di prigionia lo riportarono alla realtà. Anche loro volevano ritornare alla vita. Con un ghigno folle dipinto sul volto Josh prese la scheda elettronca dalla cintura di John e agì. Fece evadere le 1.500 anime dannate che occupavano il "G. Washington" di Baltimora.
Ore 09.45

Uno scontro a fuoco era in atto nel carcere di massima sicurezza del Maryland, forse il migliore carcere americano, dopo Guantanamo. Le guardie stavano cercando di riportare ordine al caos causato dal numero 876: Josh Clearwater. Molte erano le perdite da ambo le parti. Dallas Parker aveva solo 22 anni e quella era la sua prima settimana di lavoro. Le sue mani tremavano quando impugnò la pistola. Clearwater era lì davanti a lui. Stava organizzando la fuga. Tese il braccio davanti a sé e chiuse l'occhio sinistro. Un leggero tremito gli fece perdere l'obiettivo un paio di volte. Si prese la mano destra con la sinistra, per fermare la sua presa. Inspirò e sparò. Josh Clearwater cadde accanto ai cadaveri degli altri prigionieri uccisi dalle guardie americane. Dallas Parker sgranò gli occhi e si accasciò al suolo: qualcuno gli aveva spaccato il cranio.
Ore 17.30

L'evasione non era stata arginata. Gli uomini in tuta arancione erano liberi. La fine era iniziata.
07 Luglio 2010 Ore 10.37

Charles Logan camminava avanti e indietro nello studio ovale. Voleva essere lasciato solo. A breve avrebbe abbandonato quella sala per raggiungere il bunker preparato per lui e per la sua famiglia. L'America era nel caos. Quei 1.300 evasi, sopravvissuti allo scontro a fuoco, avevano messo a ferro e fuoco ogni città che avessero incontrato al loro passaggio. Sembrava un'orda barbarica. Non provavano pietà. Charles ripensò ai modi poco ortodossi con i quali i prigionieri venivano trattati. Mio Dio, cosa abbiamo fatto? pensò passandosi una mano tra i capelli ingrigiti dall'età. Il capo della sicurezza della Casa Bianca entrò nello studio senza bussare. -Signor presidente, dobbiamo andare- comunicò. Logan rabbrividì. Erano là. Quei mentecatti, quegli adoratori del caos erano giunti alla Casa Bianca. Volevano ucciderlo. Guardò la guardia ed annuì. Si sentì un'esplosione poco distante dal luogo nel quale si trovava. -Stanno arrivando- mormorò con voce terrorizzata.
Ore 19.58

Charles Logan strinse a sé la moglie Martha. Si sentiva un vociare al di là del bunker. Un vociare che si tramutò in un urlo di gioia. La porta di acciaio tremò, poi venne divelsa da uno scavatore. Il presidente degli Stati Uniti d'America si alzò in piedi, assumendo il contegno richiesto dal suo ruolo. Si aggiustò la giacca e la spilla che portava sul cuore e si preparò all'evolversi degli eventi. Davanti a sé una cinquantina di uomini, sporchi, affamati di vendetta. -Sono il Presidente- affermò per darsi forza. Uno di quegli dette in una risata. -Eri il Presidente, Charles- lo corresse putandogli un fucile al petto.
10 Luglio 2010 Ore 11.17

Gli evasi conquistarono gli interi Stati Uniti d'America. Ciò che fecero sconvolse i pochi sopravvissuti, i pochi americani che non volevano abbandonare la loro patria. Quei galeotti, ex uomini morti che camminavano, avevano distrutto una centrale nucleare. Achille Simpson, il tecnico della sicurezza della centrale nucleare vide un'orda barbarica mossa da una violenza indescrivibile, far breccia nella fabbrica. Tali mostri, perché mostri erano nell'animo, uccisero i lavoratori, ingegneri, impiegati, nessuno si salvò. Simpson fu l'ultimo, l'unico che vide cosa era accaduto. Gli evasi, nella loro ignoranza, distrussero la centrale operativa che controllava la nucleare. Vi fu una fuga di scorie. Il loro dna mutò. Essi divennero creature orribili d'aspetto, come orribile era il loro essere. La pelle si squamò, ustionata. Gli occhi si sgranarono, fuoriuscendo più del normale dalle palpebre. I denti marcirono, i capelli caddero. Mostri.
24 Luglio 2010

Gli Stati Uniti d'America sono sprofondati nel caos. La legge non esiste più. Ognuno si fa' giustizia da sé. I cittadini americani cercano di sopravvivere alla criminalità che ha preso il sopravvento.
Che Dio ci aiuti