L'Impero UO

"C'era una volta..."

Queste parole sono impresse sulle porte di un paese dove la magia esiste ancora, come ancora esistono le creature dei nostri antichi miti: draghi sputafuoco, unicorni, lupi che divorano le nonne in un sol boccone, streghe, principi che sono sempre d'animo nobile e principesse inevitabilmente belle e buone. Le storie di quel paese sono le fiabe classiche, amate da milioni di giovani lettori e ascoltatori. Gli adulti le ricordano con affetto ma sono convinti che debbano essere messe da parte assieme ai giocattoli di quand'erano bambini. Eppure le porte del paese delle fiabe non dovrebbero mai essere chiuse solo perchè si cresce e si diventa adulti. Perciò, per spalancarle in segno di benvenuto, abbiam deciso di comporre questo libro dove sono raccolte storie di scrittori raffinati che non hanno però perduto il senso di stupore e di amore per i miti e la magia delle fiabe classiche... fiabe veramente moderne, rivolte a lettori maturi e adulti. In cosa sono diverse queste fiabe da quelle classiche per bambini? Non tanto nello spirito quanto piuttosto nel metodo e nello scopo della loro creazione, questo sì, oltre naturalmente all'età dei lettori a cui aspiriamo di rivolgerci. Le fiabe classiche non sono mai state messe per iscritto, se non molto tardi. Erano tramandate da una generazione all'altra, narrate dalle nonne intorno al focolare di rozze capanne, alla sera, alla fine di una giornata di lavoro, o dai servi ai figli dei nobili. Le vite di coloro che narravano e di coloro che ascoltavano erano spesso dure, piene di fatica e di problemi. Esistevano ancora foreste selvagge e chi vi si avventurava spesso non faceva ritorno. Bestie pericolose si aggiravano ovunque e si credeva ancora alle streghe e agli incantesimi malefici. Erano pochi che potevano permettersi il lusso delle candele, perciò la gente si radunava intorno al focolare al termine delle brevi giornate invernali e si coricava presto, dopo il lavoro nei campi durante le lunghe giornate estive. Non c'è da stupirsi se molte storie parlavano di pericolo e di terrore. Quel che sorprende è che in molte fiabe sopravvive ancora un filo di speranza e di bellezza che riflette i desideri riposti di chi le raccontava. I personaggi di quelle vecchie fiabe erano spesso stereotipi. Le matrigne erano malvage, le streghe cuocevano i bambini nei forni e i principi e le principesse erano sempre buoni oltre ogni dire. E allora, perchè no? I narratori di fiabe avevano poca esperienza a cui attingere per arricchire i personaggi. Molti non si erano mai allontanati più di cinque miglia da casa, eccetto forse per far visita a qualche spiritello selvatico non molto più lontano. Non potevano conoscere i nobili che li angariavano con le tasse. Per loro era difficile pensare a questi nobili come esseri umani. Non potevano conoscere quello che stavano creando in realtà. Ma custodivano intatta nei loro cuori la meraviglia e il piacere delle fiabe e le ricordavano per tutta la vita. Non potevano sapere che le storie tramandate, stavano prendendo forma grazie al rincorrersi di queste fiabe, usate anche da coloro che cercavano la vita eterna, da coloro che volevano trasformare il piombo in oro... ma che a lungo andare diedero forma e sostanza alle fiabe. Fu così che le fiabe dei poveri e dei semplici divennero realtà da prima molto distanti ma poi sempre più vicine. Fino a che i primi temerari si trovarono faccia a faccia con le loro stesse leggende.

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