Limes Gentium

L'anno è il 270, caotico e sanguinoso come tutto il III secolo d.C., in una zona totalmente di frontiera, dove la città più vicina, Noviomagus, si trova diversi giorni di viaggio a nord della capitale dell'Impero Gallo-Romani, Augusta Trevorum, l'attuale Treviri. Le etnie prese in considerazione sono quella romana, un popolo oramai martoriato da guerre civili, ma ancora forte e fiero, pronto a proiettarsi in un futuro ancora fiorente (ricordiamo solo che già Aureliano sarà un grande imperatore, e la nuova rinascita sotto Costantino deve ancora giungere), e quelle che sono le tribù più preminenti in questi territori: La tribù dei Batavi, antichi e fedeli alleati dei romani, popolo di cavalieri che non manca tuttavia di segrete correnti che richiamano le antiche tradizioni celtiche e un segreto odio per gli invasori; gli agguerriti Camavi, un variegato gruppo etnico, la parte delle varie tribù che si è legata alla terra, la propria terra, e la difendono con forza e determinazione, costituendo un’entità non legata dalle tradizioni tribali, ma dal proprio legame con i luoghi in cui si sono stabiliti; i fieri Sicambri, un popolo dalle ancestrali tradizioni, antichi rituali, un popolo dove le donne sono pari agli uomini, combattono al loro fianco, senza pietà, trucidando i nemici e sacrificando i prigionieri agli dei; ed infine, i temibili Sassoni, un popolo brutale, selvaggio ancora, che vive di mare e razzie, un popolo le cui genti ancora praticano riti così antichi da perdersi nelle nebbie del tempo, un popolo in evoluzione, nuovi dei che cercano di intrufolarsi negli antichi miti, la tribù dei feroci Berserkr…