La domanda che dà origine a questo lavoro è tanto semplice quanto poco esplorata: il gioco di ruolo può avere un ruolo nella psicoterapia?
Al di là del gioco di parole, il quesito tocca un tema ancora poco studiato ma ricco di potenzialità. Definire cosa sia un gioco di ruolo — o Role-Playing Game (RPG) — non è affatto scontato: esso unisce elementi di narrazione, interpretazione e interazione sociale, intrecciando dimensioni ludiche e psicologiche.
Il gioco di ruolo rappresenta uno spazio simbolico in cui i partecipanti assumono identità differenti, esplorano mondi immaginari e, attraverso l’esperienza condivisa, costruiscono significati. In questo contesto, il giocatore può sperimentare emozioni, ruoli e relazioni in modo protetto e creativo, elementi che richiamano da vicino alcuni principi fondamentali della pratica terapeutica.
All’interno della vasta famiglia dei giochi di ruolo, quelli da tavolo (TTRPG) costituiscono una forma particolarmente interessante per l’ambito psicologico: basati sull’interazione diretta tra le persone, sulla cooperazione e sull’immaginazione, essi offrono un terreno fertile per la crescita personale e l’elaborazione simbolica. Il Game Master assume un ruolo di mediatore e facilitatore, non dissimile da quello del terapeuta, guidando i partecipanti in un processo di esplorazione e narrazione condivisa.
Questa tesi nasce dunque dal desiderio di indagare il potenziale terapeutico dei giochi di ruolo da tavolo, analizzando la letteratura esistente e cercando di comprendere in che misura questi possano favorire lo sviluppo di abilità emotive, relazionali e cognitive. Nei capitoli successivi si cercherà di mettere in dialogo la teoria psicologica con la pratica ludica, valutando se e come il TTRPG possa diventare, a pieno titolo, uno strumento utile all’interno della psicoterapia.