Anaret

Correva l'anno 580 D.C. era una giornata soleggiante nel Khaalin, le acque del Peka scorrevano limpide e calme, un uomo camminava a passo svelto all'interno di una foresta rigogliosa e splendente, il suo viso era provato e stremato, perdeva sangue da un fianco, schegge di legno vi erano ancora conficcate.
I suoi lineamenti erano tesi cosģ come i suoi muscoli, ogni tanto dei piccoli crampi attraversavano il suo corpo, ma oltre alla sofferenza si leggeva risolutezza nel suo volto.
Arrivato in una piccola radura al centro della foresta, si diresse senza esitare verso un triangolo delineato da tre gigantesche pietre.
Ad un primo sguardo poco attento , le pietre sembravano essere messe lģ in modo casuale, ma guardando meglio si notava un lavoro meticoloso nella loro disposizione, nei loro angoli.
L'uomo si posizionņ all'esatto centro delle pietre ed innalzņ le braccia al cielo. Sulla foresta scese una cortina di stasi, gli animali si fermarono, le foglie sembravano ignorare il vento e la gravitą, i grilli rimasero su quell'unica nota che assomigliava ad un requiem di morte....
Ed ella infine giunse, sibili simili a fulmini silenti attraversarono la radura e si conficcarono nel corpo del druido, mentre egli con l'ultimo respiro portava una decadenza ben peggiore della morte.
La foresta iniziņ ad avvizzire, gli animali a mutare in creature corrotte e i frutti si avvelenarono.
Era morta una foresta ed era nata una palude corrotta dalla pazzia e dalla disperazione di un druido, era nata quella che oramai è nota come la palude di Virash.