Arda Anno Zero

Dalle memorie di Raul Neh, Guardia della Cittadella di Gondor
Terra di Mezzo, al tramonto della Terza Era.

Guidati da Aragorn, i combattenti di Gondor e di Rohan sopravvissuti alla Battaglia del Pelennor, radunati nell’ultimo esercito degli uomini dell’Ovest contro Mordor, in una grigia mattina abbandonarono Minas Tirith per marciare sul Nero Cancello. Quella fu l’ultima volta che li vedemmo. La già flebile speranza di distruggere l’anello e con esso Sauron e le sue armate si spezzò quel giorno assieme ai valorosi caduti nella battaglia del Morannon.

Per noi quel giorno, è il giorno zero della nostra Era.

Perdemmo i nostri eroi e l’oscurità si riversò nelle terre degli uomini con rinnovato slancio, ingrassando le sue fila dei nostri traditori e di coloro che volevano guadarsi la salvezza nella nuova Arda.

Minas Tirith ed Edoras vennero quasi abbandonate e caddero assieme con loro gli ultimi Regni liberi degli uomini. L’ombra calò allora sul nostro mondo.

Io e coloro che come me non volvano cadere nelle mani degli eserciti dell’Est e neanche unirsi a questi, ci spostammo verso Ovest, abbandonando i villaggi e le città alle fiamme del nemico, e ci nascondemmo in piccole bande nei boschi, sulle montagne o sotto di esse, lì dove l’Occhio non poteva scorgerci.

Ma qualcosa di buono lo riscoprimmo. Stringemmo, per necessità più che per desiderio, nuovi legami con i figli di Durin e con gli ultimi elfi rimasti sulla nostra terra. Imparammo a vivere insieme, a fidarci gli uni degli altri, a mettere in comune quei pochi beni materiali e quegli infinitamente diversi beni immateriali di cui ci riscoprivamo inediti portatori.

Sugli alberi nel fitto del bosco di Lothorien, tra le nevi perenni delle più alte vette di Erebor, nei labirintici corridoi delle più pronde miniere di Khazaddum oggi noi ritorniamo a resistere.