Los Angeles

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Il 2004 è stato un anno di fermento politico per Los Angeles. La città non attraversava un buon momento, la sicurezza pubblica era ai minimi storici, vicina al trend negativo degli anni '80, e le reazioni federali non erano sufficienti. La California era in piena recessione economica, e molte delle attività produttive furono spostate lontane dalla speculazione losangelina, a San Francisco, dove le tasse patrimoniali erano più basse. Ciò provocò nella popolazione di Los Angeles un malcontento generale, aizzato sempre più dalle reazioni sprezzanti del governo federale. Malcontento di cui si armò James Floyd che, all'inizio del 2004, cominciò ad urlare a Figueroa Square di desiderare l'indipendenza di Los Angeles dal resto degli States, rei di aver "abbandonato" la città degli Angeli. Il Movimento indipendentista raccolse subito un gran numero di proseliti e, sebbene inizialmente snobbato da Washington, il 12 giugno del 2004 la reale portata del movimento fu chiara al mondo intero: Los Angeles scese in piazza, con una manifestazione collettiva ed una partecipazione del 84% della popolazione, parallizzando banche, scuole, trasporti e finanza. Il Porto di Long Beach fu chiuso per due giorni, stessa cosa per il LAX, con ingenti danni economici per la california. Solo allora il governo federale decise di mettersi al tavolo con gli esponenti del movimento che vantava ormai pieno sostegno anche nell'amministrazione pubblica di Los Angeles, dal sindaco in persona.

Ma il cammino politico non era affatto semplice. Appariva chiaro che Los Angeles era in rotta con la California, ma Floyd spinse ancor più sull'accelleratore, urlando in piazza, in un comizio pubblico, l'indipendenza dagli USA, e la nascita di una nuova Repubblica Democratica, nella contea di Los Angeles. La questione giunse ai più alti livelli diplomatici internazionali, persino l'ONU si riunì in consiglio per affrontare la questione. Se gli USA erano ovviamente contrari, inneggiando all'unità federale (ed agli ingenti capitali investiti a Los Angeles), il resto della comunità internazionale vedeva di buon occhio la nascita di una nuova realtà sociopolitica sulla costa del pacifico.

Le manifestazioni si susseguirono in tutto il 2004, James Floyd era ormai un leader carismatico che aveva riunito sotto la sua bandiera la gran parte della popolazione giovane di los angeles, la popolazione attiva e produttiva della città, ormai stanca delle tasse federali e della situazione critica in cui Los Angeles era ricaduta, secondo Floyd a causa della sbagliata ripartizione di fondi destinati alle forze dell'Ordine. Cedendo alle costanti pressioni della comunità internazionale, si giunse finalmente al referendum, tenutosi in tutta la contea di Los Angeles, il 25 novembre 2004. I risultati furono schiaccianti, un plebiscito sancì la volontà secessionista di Los Angeles e delle cittadine della contea, da Beverly Hills a Santa Monica, da Padadena alla San Fernando Valley. Tutta la contea di Los Angeles si espresse in merito, in quello che fu definito il "calcione a stelle e strisce".


Il 15 gennaio del 2005, Los Angeles tornò alle urne per eleggere con un plebiscito James Floyd presidente. E fu proprio Floyd a declamare l'indipendenza di Los Angeles e la nascita della Repubblica, dalla piazza antistante il vecchio "city hall", ora sede del Governo.

Liberata dalle tasse statali e federali, l'economia di Los Angeles schizzò alle stelle, anche grazie alla politica economica del Governo che rese los Angeles simile ai paradisi fiscali di Monaco o Lussemburgo. Sebbene Los Angeles entrò a far parte del NAFTA, assunse presto l'egemonia economica nel nord pacifico, attirando numerose industrie grazie allo scalo di Long Beach, risollevando le sorti di Hollywood in cui l'industria cinematografica era ormai libera dalla giurisdizione a volte dura degli USA e attirò notevoli capitali esteri. Il denaro fu investito nella sicurezza in primis, riportandola a livelli ottimi e rendendo la città vivibile...


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