In Partibus Infidelium God Rpg risulta essere chiuso!
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Nome Gioco: In Partibus Infidelium God Rpg
Categoria: Play by Forum
Genere: Mitologico
Stato: Chiuso
Ambientazione:
「 Anno zero 」
All’inizio, ancora prima che la Terra fosse creata, c’era il Nulla. Esso esisteva e non esisteva allo stesso tempo, immobile nel suo continuo movimento, creatore e distruttore allo stesso tempo, due facce di una stessa medaglia. Ed al Nulla si unì il Caos, che ruppe quell’equilibrio ciclico di esistenza e non esistenza, dando così creazione ai pianeti. Ma quei pianeti non avevano uno scopo, ed il Caos si allontanò insieme al Nulla, lasciando però un figlio su uno di essi: era il Fato. Il Fato che creò Tempo e Spazio, ma essi ancora non erano abbastanza, e solo con il loro aiuto creò la vita, scandendone le regole insieme ai figli stessi. Esseri perfetti iniziarono a calcare il suolo di quel pianeta chiamato Terra, esseri che si sarebbero sopraelevati sopra qualsiasi altra cosa, esseri in grado loro stessi di generare altri tipi di vita, animali e le piante sui quali loro avrebbero regnato. Nacquero così gli Dei, ognuno di essi padrone sul proprio lembo di quel globo che si andava sempre più riempiendo di vita.
Ma gli Dei divennero superbi, indotti dal maligno Caos che di quella perfezione ed armonia era invidioso e indispettito, e non bastava più loro la natura e gli animali ad abitare i territori, vollero qualcuno che potesse venerarli come gli esseri perfetti quali erano. Crearono così gli Uomini, e diedero loro vita e regole, diedero loro gioie ma anche sofferenze, diedero loro la Morte per ricordare come non sarebbero mai potuti essere perpetui come chi li aveva creati. Ma gli Uomini imparavano e si evolvevano in fretta, ed iniziarono così ad utilizzare quei doni che gli Dei avevano dato loro per combattersi, viziarsi, diventare lo scempio di quella Terra che avevano ricevuto come luogo per la loro crescita ma che ora diventava un campo di battaglia — e gli Dei che dall’alto della loro perfezione non facevano nulla, se non ridere di quelle azioni empie, loro che avrebbero dovuto portare giustizia e armonia, ed anzi quei vizi che sporcavano gli animi umani li fecero propri, sporcando la loro perfezione, sporcando il loro animo, rendendosi alla stregua di quelle creature mortali. Viziosi, iracondi, lussuriosi, egoisti… questi divennero gli aggettivi per descrivere le sue creature predilette, ed il Fato che tutto aveva creato guardò alla sua creazione e se ne sentì disgustato, fallito nella sua impresa più grande.
Il Nulla sussurrò, il Caos sorrise soddisfatto, ed il Fato decise che ogni cosa doveva cambiare.
E cambiò.
「 Anno duemilasedici. 」
Vita & Morte. Un Eclissi.
Un fenomeno che gli Umani ritenevano scientifico, un avvenimento che faceva alzare gli Dei dai loro scranni d’oro, allarmati da quell’evento che segnava il ritorno di quella forza che aveva creato anche loro: il Fato. E quel primo settembre duemilasedici non era un’eclissi come tante altre, visibile da qualunque angolo della Terra e del Cielo, la Luna che si accavallava al Sole, ma colorando di rosso ogni angolo. Un’Eclissi di sangue. Il fuoco dell’ira del Fato, che voleva punire quei suoi figli, creati per la perfezione ma macchiati dei più ignobili dei crimini.
E mentre gli umani alzarono il volto al cielo, incantati dalla bellezza di quel fenomeno, gli Dei osservarono incantati e spaventati. Ma poi finì, e tirarono un sospiro di sollievo, tornando ai loro vizi, ai loro banchetti, alla loro cupidigia, ignorando l’avvenimento come se non potesse toccarli. Ed il Fato osservò, irato, quella noncuranza, quel sentirsi sopra ogni altra cosa, intoccabili nei loro troni d’oro. Ed arrivò la Notte, ed ogni Dio si coricò nel proprio letto, ignaro che non è in quel luogo che si sarebbe risvegliato il giorno dopo. Il Fato li sorprese così, dormienti, insieme al divertito Caos, che a loro rubò quell’immortalità che li rendeva così sicuri, e parte di quei poteri che li rendevano superiori. Rubò loro tutto quello che li rendeva così sicuri di se stessi.
Ed il giorno dopo si risvegliarono in letti non loro, in stanze di hotel sconosciuti, in case dal profumo di caffè, con corpi accanto che non conoscono — ma che conoscono allo stesso tempo. Tutto così famigliare, tutto così normale, nei ricordi che si accavallarono, coscienze che si fusero in una sola. Un ricordo di vita immortale, una vita mortale a trattenerlo.
「 Anno duemiladiciotto. 」
I fuochi d’artificio risplendono nel cielo di Berlino, in quell’inizio anno che porta con sé le speranze per l’anno che è appena iniziato e delusioni per quello appena passato.Anche gli Dei, che ormai nei loro corpi d’umani si sono abituati, che vivono le loro vite ed ogni emozione loro sentono, alzano gli occhi al Cielo, nel ricordo delle vite che sono state e che fosse non torneranno. Quei vizi che hanno macchiato gli immortali che ora definiscono gli esseri umani.
I fuochi d’artificio si spengono nel cielo berlinese ed ogni mortale torna a casa. Il Caos sorride, ed il Fato osserva, in un passato che è scritto, ma in un destino che deve ancora venire. E chissà, se il tempo degli Dei tornerà.
Data Pubblicazione: 22/01/2018
Ultimo Aggiornamento: 16/01/2023
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