Origins: An Hogwarts Tale

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Triora ha una scuola ora, incredibile a pensarlo. Fuori dalle sue mura giovani strix e maghi si aggirano timorosi di esser colpiti e assassinati da coloro che perseguono la fede. Fra poche ora nascerà l'alba del primo giorno del millesimo anno di quella fede, poche ore e sarò ancora più vecchia per trovare marito. Eppure in tutto questo il ricordo di come nacque la mia scuola, la scuola che inventammo io e Salazar mi scalda l'anima....

CORREVA L'ANNO 995 D.C....

Inghilterra, mi chiamavano Lingua di Serpente, . Sono un mago, uno dei quattro fondatori della scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, sono Salazar Slytherin. La mia idea era di preservare la purezza del nostro sangue magico, proteggerci dai cosiddetti Babbani. Non sono stato ascoltato e ho litigato, aspramente, con gli altri fondatori. Ho lasciato la mia terra natia e sono approdato dove una volta esisteva il più grande impero mai esistito: l'Impero Romano.

Repubblica di Genova, ero la figlia del console di Triora. Sono una strix, l'attuale console di Triora in cui proteggo il mio popolo gli altri figli di Diana, sono Ecate Soxilia. Ho visto cosa fanno a quelli come noi quei maledetti Babbani devoti, credono che siamo causa delle loro sofferenze. Sciocchi! Ma io ho creato un posto sicuro per la mia gente, Triora sarà la casa sicura dove ogni giovane donna e uomo dotato del dono di Diana potrà rifugiarsi.

Il luogo in cui son sbarcato mi è estraneo, avevano usi e costumi differenti ai miei. Grazie ad alcune bisce apprendo che anche qui è sorta una piccola comunità magica, stretto nel mio mantello di lana verde con pelliccia di lupo bianco mi avviai in questi luoghi, a parte una piccola daga avevo la mia bacchetta d'acacia con corno di basilisco a protezione della mia persona. Il primo passo era trovare una locanda adeguata e cercare informazioni sul posto.

Parlano di uno straniero riccamente vestito che nasconde sempre una mano nella tasca del mantello, un nobile forse, un figlio di Diana. Dicono che si è stabilito in una locanda genovese, credo che sia bene incontrarlo per assicurarmene. La mia tunica rossa cade morbida mentre con il braccio ne trattengo lo strascico, le mie lunghe trecce bionde cadono lunghe fino alla vita seguendo i miei movimenti nella locanda indicatami, il mantello chiuso sul petto sopra il corsetto mi protegge dal freddo. Lo vedo, impossibile non notarlo, mi avvicino e con un inchino mi presento.

Il sidro di mele del luogo non era male anche se quella del proprio paese era migliore. Una donzella si avvicinò a lui. Di certo non una popolana dalla foggia del suo abito. «Milady, come posso servirla?» Disse l'uomo con il suo marcato accento del nord dell'Inghilterra osservandola con i propri occhi, dal color verde smeraldo, penetranti.

Parlava latino macchiato con il volgare dei paesi barbarici del nord, non v'era dubbio che fosse nobile. Occhi verdi smeraldo in occhi color acquamarina, un secondo di silenzio. « Mio signore, siete errante straniero nella mia terra, permettetemi di aiutarvi.

L'uomo fece un cenno del capo, in ringraziamento alla cortesia della donna. «E sia, dunque. Salazar Slytherin, al vostro servizio Milady.»

Lo conobbi così cinque anni fa, l'uomo che spinse il mio orizzonte di protezione oltre la fortificazione. Condussi Salazar su per la stradina sterrata sotto l'arcata naturale della montagna, oltre la cascata fino al mio semplice castello. Scoprimmo le carte, mostrando i nostri doni, le nostre paure sul mondo e su cosa il nostro passato ci insegnò. Fu parlando a cena quella sera che ci unimmo nel creare una scuola per proteggere i maghi, i veri maghi, non come quella da cui se ne era andato.

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