Terre di Albione

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Corre l'anno 1091.

Guglielmo il Conquistatore è morto da 4 anni.
Sul trono siede ora il figlio, Guglielmo II.

La successione al trono, però, è stata tutt’altro che facile e priva di contrasti.
Guglielmo, detto Rufus, cioè Il Rosso, per il colore dei suoi capelli e per il carattere sanguigno, è il figlio preferito del padre, che alla sua morte lascia il Granducato di Normandia al primogenito, Roberto, e la corona Inglese a Guglielmo.

La divisione tra Inghilterra e Normandia sotto due diversi regnanti, crea però dei problemi a quei nobili che hanno possedimenti su entrambi i territori, i quali cercano ben presto di detronizzare Guglielmo per mettere al suo posto il fratello Roberto, ritenuto di carattere più debole e dunque più malleabile per gli interessi della nobiltà.

Si formano quindi due partiti: Guglielmo il Rosso ottiene il sostegno degli inglesi, mentre il fratello ha l’appoggio del Conte del Kent, il Vescovo Oddone di Bayeux, zio di entrambi i contendenti.

Nel corso del 1088 Guglielmo riesce a soffocare la ribellione, forte soprattutto nei territori del Kent e del Sussex, che si è organizzata intorno a Oddone e a suo fratello, il Conte di Cornovaglia, mentre il Duca di Normandia, come sempre a corto di denaro, non si fa mai vivo in Inghilterra per sostenere i propri seguaci.

Dopo essere stato sconfitto, Oddone è bandito dal regno d'Inghilterra, la contea del Kent gli viene confiscata e lui si ritrova costretto a rientrare in Normandia, a Bayeux, dove è ancora vescovo, mentre l'altro zio di Guglielmo, il Conte di Cornovaglia, Roberto di Mortain, viene perdonato.

Nel 1090 Guglielmo invade la Normandia, schiacciando le forze del fratello e costringendolo a cedere la parte orientale del ducato.

Successivamente, i due si incontrano a Caen, ricompongono le loro differenze e Guglielmo accetta di aiutare Roberto a recuperare alcuni territori, che Roberto aveva precedentemente venduto al fratello minore, Enrico di Beauclerc.
Enrico viene infine sconfitto con l’assedio del Mont St. Michel e mandato in esilio.
I suoi possedimenti in Inghilterra vengono inoltre confiscati da Guglielmo, che li pone sotto il dominio della Corona.

Frattanto, Guglielmo riesce a inimicarsi anche il clero inglese, oltre ai fratelli e alla nobiltà normanna: sospettato di avere tendenze omosessuali, non essendosi mai voluto sposare e non avendo nemmeno mai generato dei figli illegittimi, all’epoca motivo più di vanto che di vergogna, per un nobile e per un re, alla morte dell’Arcivescovo di Canterbury, decide di lasciarne vacante il seggio, appropriandosi delle entrate relative, che vanno quindi a rimpolpare i forzieri reali.

Come se questo non bastasse, garantisce accoglienza agli ebrei, favorendone l’immigrazione in Inghilterra da tutti quei regni e territori in cui vengono perseguitati e cacciati.

Guglielmo ha dei dissapori anche con il re di Scozia, Malcolm III, che nel 1091 viene costretto a rendergli omaggio, ma che non per questo si piega al dominio inglese, cogliendo ogni occasione per riaffermare la propria autonomia.

A 25 anni dalla battaglia di Hastings, poi, gli attriti e i dissapori tra i conquistatori Normanni e la popolazione inglese, soprattutto di discendenza sassone, covano ancora sotto la cenere. Risse e scontri armati, più o meno gravi ed estesi, scoppiano spesso, come conseguenza più evidente del malumore degli inglesi e dell'arroganza dei normanni; il fatto che alcuni nobili normanni si siano impossessati delle terre e dei titoli degli inglesi sconfitti, con il beneplacito del re precedente, non fa che aggravare la situazione, sebbene non tutte le terre e non tutti i titoli siano stati usurpati.

Il 17 ottobre, inoltre, Londra è stata colpita da un tornado di intensità F4, di cui è ancora possibile vedere le conseguenze.

Il London Bridge, costruito in legno, è andato completamente distrutto, e la chiesa di St. Mary-le-Bow ha subito danni talmente ingenti, da necessitare di una ricostruzione totale.
Anche molte chiese nell'area cittadina sono state completamente spazzate via; ma nonostante l'entità dei danni, il tornado ha reclamato solo due vittime.

Intanto, la situazione politica vede il Re ancora impegnato in una guerra a più riprese con il fratello Roberto, per la conquista della Normandìa, mentre gli scozzesi premono al confine, approfittando delle campagne militari oltre manica per tentare sortite e attacchi ai territori settentrionali.

Anche internamente la situazione è tutt’altro che semplice: ribellioni e sacche di resistenza, da parte di nobili che ancora sperano di mettere il fratello Roberto sul trono inglese, sono all’ordine del giorno; i nobili inglesi, che in un primo momento avevano appoggiato il Re, iniziano a dare segni di insofferenza, a causa dei suoi atteggiamenti sprezzanti verso il popolo inglese e la sua cultura; l’ostilità del clero getta ulteriore legna al fuoco e il fratello Enrico, dall’esilio, trama contro Guglielmo, colpevole non solo di aver confiscato i suoi possedimenti inglesi, ma anche di essersi precedentemente coalizzato contro di lui con il fratello Roberto, Duca di Normandìa.

Al popolo, tuttavia, poco importa delle beghe tra Signori: anzi, la situazione incerta e le frequenti assenze del Re, impegnato nelle campagne militari in Normandìa o a soffocare la ribellione del momento, consentono ad alcuni di pescare nel torbido, favorendo traffici illeciti e attività poco pulite.

Inoltre, il tornado ha causato un’impennata nei furti e nelle attività criminali, rivelandosi una vera manna dal cielo, per certi individui poco raccomandabili.

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