Horonigai

24* giorno, 7* mese, 19* anno dalla mia chiamata

Sono qui, seduto alla finestra, mentre il sole scivola lento verso l’orizzonte e tra poco scomparirà oltre il profilo delle colline. Le luci, nelle case e per le strade, si accenderanno e questo mondo sarà un po’ diverso domani.
Ogni tanto mi chiedo come dev’essere stata la prima notte dopo la creazione di Horonigai, un mondo completamente vergine, tutto da scoprire. Cos’hanno provato i Primi nel varcare la soglia, trovandosi di fronte a tutto questo? In quale posizione era la luna rispetto alle stelle? C’era cielo terso o un temporale in avvicinamento? Si sentiva il frinire dei grilli o solo il ringhio vittorioso di qualche bestia che aveva avuto successo nella caccia?
Quale sarà stato l’ultimo pensiero dei Primi nel momento in cui sacrificarono tutto perché la realtà finisse ed iniziasse per noi il sogno?

Durante quella che era una giornata come tante, ricordo il momento in cui ho avvertito la chiamata al mondo del sogno, l’attimo in cui ho visto una patina di ghiaccio avvolgere il bicchiere d’acqua che avevo sul tavolo. Quella sensazione, lo stomaco che si annoda per la sorpresa e poi quell’attimo, il freddo, la muta contemplazione della ragnatela di gelo impossessatasi del vetro, la trasformazione del liquido in un unico blocco cilindrico.
A chi avrei potuto raccontarlo? Mi avrebbero preso per pazzo di sicuro, eppure, a ben pensarci, non ho avuto tempo di interrogarmi troppo. Ho sentito quel richiamo, quella energia creare dentro di me un’eco, una voce muta che mi ha attirato a sé.
Non potevo, non volevo ignorare quel bisogno, perché sentivo che se l’avessi fatto, mi sarei perso per sempre. Ho iniziato a camminare senza sapere dove stavo andando, con l’impressione che presto l’avrei scoperto. E poi d’improvviso ho varcato una soglia invisibile, l’aria stessa mi ha ghermito in un risucchio caloroso come un abbraccio, profumato come un ricordo gentile e lontano. Sulle labbra il sapore di un ritorno a qualcosa che, anche a quasi vent’anni di distanza, continuo a chiamare “casa”.