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24/04/2017 20:03:20
Lo dico anche qui, sulla scia dell'intervento di lom.
Sarà che sono più grandicella e che non devo più chiedere i venti euro alla mamma, ma io oggi sarei incline a pagare una cifra (non esorbitante!) per contribuire alle spese di un gioco in cui già so che mi diverto.
Ecco, non pagherei a scatola chiusa, salvo casi eccezionali, ma a scatola aperta sì.
Sono una di quelle che quindi ha cambiato idea col tempo.
Il metodo lom ancora non mi piace, perché per quanto i vantaggi siano solo apparenti, a me piacerebbe proprio che cambiasse la mentalità del giocatore.
Ormai produrre un PBC ha dei costi, specialmente se nello staff non ci sono tutte le professionalità necessarie a tirar su la baracca.
Sarebbe bello collettivizzare quei costi, così da alleggerire il carico economico e permettere a più gestori di mettersi in gioco.
24/04/2017 20:43:15
Era proprio questo di cui parlavo ...
Come si fa a far qualcosa se poi una discussione finisce sempre così? lol
24/04/2017 22:09:15
24/04/2017 22:59:50 e modificato da lom il 24/04/2017 23:01:35

25/04/2017 03:44:28 e modificato da ghennadi72 il 25/04/2017 03:48:13
25/04/2017 05:58:21
Mi sono preparata un intervento su word.
Sappiate solo questo e per questo sì, sarà lungo e suddiviso in sezioni, che riassumano le infinite derive di questa discussione che nasce da un articolo il cui senso è: il PBC è finito.
La risposta, complessiva, nasce da un confronto tra i tre gestori di IGI e una parte dello staff, per cui è una riposta volutamente espressa da parte di un gruppo di gioco, che da anni si misura con un obiettivo e che da anni ha un’esperienza discreta di gioco di ruolo online ma certo non compresiva di qualsiasi prodotto sia stato messo online: concorrere, con ogni sforzo possibile, a esportare questo gioco in diversi ambienti, affini o comunque potenzialmente affini.
Fatta la doverosa premessa.
Questione articolo.
Abbiamo sintetizzato nel primo intervento quella che è il nostro pensiero a riguardo. Articolo superficiale, pieno di inesattezze, scritto da quella che appare un’“ospite” temporanea di un gioco che non sembra conoscere a fondo. Però parte da un assunto: l’utenza del Play by chat è in declino. Vi posto qui un articolo molto più interessante e ben fatto, secondo me, dell’anno scorso: http://www.gdrmag.it/approfondimento-gdr/gdr-by-chat-vs-gdr-by-forum-quale-scegliere/ ↗.
Anche se parte, secondo me, da una contrapposizione sbagliata tra i due mondi, che in più di una dinamica, specie per quanto riguarda il PBC, possono integrarsi, è un articolo che tutto sommato spiega di cosa stiamo parlando, a testimonianza che qualcuno, che cerca di diffondere il senso dei due giochi in modo corretto, c’è.
Utenza del PBC in declino
Si sottovaluta sempre il concetto di filiera, in qualsiasi processo produttivo. Non c'è solo chi produce e chi acquista: i passaggi sono tanti. Anche il PBC è un prodotto, se pure non vincolato a un mercato, come vedremo dopo.
Sono anni che ci confrontiamo su questo tema e sono anni che, dati alla mano, secondo noi è un declino nato dal crollo di Lot. Perché Lot era eccelso? No: perché si avvaleva di canali e vetrine professionali di distribuzione del gioco, collegate a community frequentatissime, con migliaia di utenti circolanti.
Questo non dal 2005 (cosa che erroneamente si crede, col passaggio di Extremelot su Leonardo) ma dalla nascita di Lot, che sfruttava la visibilità di quella che era di fatto l’unica e più grande vetrina per il gioco online italiana che era extreme.tin.it.
La beneamata utenza lottiana, davanti a queste scelte, ha sempre alzato muri di presunzione, molto tipici di certe “nicchie” di puristi: l’apertura a migliaia di potenziali niubbi, definiti chattaroli, è stata saluta con leggende metropolitane, come l’accesso a pagamento e i gestori di Lot, nella scelta di questa distribuzione, sono stati massacrati.
Ci siamo cascati anche noi, in parecchi eh?
Il risultato è che chi di loro ha fatto la scelta di staccarsi da questi circuiti, ci ha rimesso in termini di migliaia di giocatori.
Il succo del discorso non è e non può essere il “mercato” vero e proprio, sebbene, nei termini espressi da Lom, è qualcosa che ci ha sempre trovato d’accordo e che spesse volte, in termini di necessità di fidelizzazione dell’utente, abbiamo sostenuto, ricevendo in cambio quintali di insulti.
Il PBC nasce da centinaia di appassionati che mettono a disposizione di una comunità competenze professionali e spesso tempi e orari “da lavoro”, perché senza gente disposta a questo, non si mantiene: noi abbiamo sempre pensato che sia impensabile quindi, avere un guadagno (decente) senza dare il proprio a decine di players che di fatto non entrano trovando la pappa pronta, ma la fanno.
A dimostrazione di questo, quando avvenne la famosa scissione di Lot, decine di giocatori pretesero, a suon di minacce di denunce, simboli, testi, personaggi indietro. Potevano farlo e potevano vincere alla grande. Per questo, la gestione di Extremelot cedette ed entrambe le gestioni introdussero liberatorie a tutela dell’attività.
Ancora: la maggioranza delle land non si avvale di ambientazioni originali. La conditio sine qua non degli autori (laddove consultati) è sempre stata: basta che non ci sia una lira di guadagno. Badate, non parliamo solo di Land dichiaratamente ispirate, ma anche di quelle non ispirate, zeppe di riferimenti internamente e la storia del PBC insegna che anche per queste, laddove ci fossero intenti di lucro, il rischio di contestazioni legali da parte dei titolari dei diritti, è sempre dietro l’angolo.
Siamo tra quelli che da sempre sostengono l’equivalenza della gestione del gioco (e della partecipazione allo staff) come un singolare caso di professionalità pagate con un’unica moneta: la qualità del tempo libero.
E’ anche una ricca stronzata la questione anche solo di pensare che in caso di abbonamento l’utente sarebbe autorizzato a rompere le scatole e a pretendere: Wow, giusto per citarne uno, è a pagamento e nessuno si sogna di “pretendere” cambiamenti perché paga: al massimo, quando ti stufi, non paghi più. Se mai quello che può succedere, soprattutto in caso di donazioni spontanee, è che una gestione possa sentirsi in obbligo di riservare un trattamento “di favore” a chi le effettua.
Tornando quindi alla questione utenza in declino, ribadiamo quello che da secoli secondo noi è essenziale: la community. Qualsiasi gioco di ruolo si misura con la “relazione”. Nessuno siede a un tavolo di d&d per interpretare un elfo e finita la sessione : “fanbene e ci siamo visti”. La community è il segreto di qualsiasi ambito di aggregazione su internet , inclusi i social, e fuori da internet, incluse ludoteche e tavoli da gioco: senza attività off game, che coinvolgano, premino la relazione e la partecipazione, te la puoi scordare la land di successo.
E pazienza se c'è quello che non ne usufruisce perchè preferisce così: ci sta e va tutelato, ma non si può adeguare a quest'eccezione una richiesta normale in questi contesti.
Per lo stesso principio, oggi, decine di players lottiani (e non solo lottiani) mantengono il personaggio e si riaffacciano a *salutare* e credo che land e community storiche (come quella di Lom) possano confermarlo.
La mancata cura, professionale e con le responsabilità anche legali che comporta il gestire aspetti di questo tipo, è uno dei motivi, secondo noi, che ha portato al crollo del PBC, fatto di molte pseudo identità virtuali, ma di scarsa propensione all’incontro, all’esportazione dei contenuti del gioco in spazi trasversali.
Per concludere, ci soffermiamo sulla risposta comune:la tecnologia ha cambiato i gusti della gente. La gente preferisce i videogiochi i browsergame e i MMORPG.
Nostra confutazione: il PBC se l’è vista sempre con questi giochi: Da WoW, al temutissimo O-game, a Uefa-Fifa, Baldur’s Gate, i Sims i nuovi giochini social, l’introduzione e l’avvento delle consolle etc.
Aggiungiamoci anche l’avvento delle pay tv e le infinite possibilità di dedicarsi la sera a film e serie TV che nel 1998, alla nascita del PBC non esistevano. Tutto sommato, sempre dati alla mano, quelle duemila persone giocanti e 40.000 iscritte, ci sono rimaste attaccate per anni.
Si è diversificata l’offerta? Ecco: con questo forse ci avviciniamo di più alla realtà.
Sicuramente la presenza di centinaia di progetti, tra cui land vuote in cui il niubbo entra trovando ambienti desolati, significa che viene a mancare quella professionalità che offre un prodotto: non è un accusa. Attualmente in questa situazione ci stiamo quasi tutti.
Occorre fare delle scelte impopolari. La nostra scelta del Game Time iniziale (l’apertura a orari) fu massacrata: ma la prima IGI gradualmente ha consolidato un’utenza così. Oggi l’abbiamo sicuramente cambiata: è un esperimento che ci sta confermando la ragione che avevamo. Se l’utente non trova chi lo introduce, non trova community è un utente perso. E nel caso dei niubbi questo non è un problema per la land, ma è un problema per chi non conosce il gioco e neanche afferra che cos’è: quindi, molto probabilmente, non ci tornerà.
D&D e Il Play By chat
Questa è una risposta diretta a Owli: Lot nasce dal d&d. Era l’idea stessa alla base di chi l’ha fondata. Portare il tavolo online: che poi si sia trasformato in molto di diverso perché l’utenza chiedeva altro, specie dal momento in cui il Signore degli Anelli, di Peter Jackson ha avvicinato centinaia di persone a voler giocare un desiderio marcatamente letterario. Questo è un altro discorso. Ma di fatto il fantasy del PBC è nato in un sistema che mediava tra immaginario Tolkeniano e razze di Forgotten Realms e Dragolance.Con condimento di varie ispirazioni Vampire. Le regole non esistevano, i dadi c’erano ma non li usava nessuno.
Poi si sono fatte delle convenzioni, in linea con le pochissime (allora)altre land che visivamente erano, semplicemente, una copia della prima.
Con tutto il rispetto, quindi, non facciamo del PBC quello che non è mai stato: negli anni, idee, innovazioni, straordinarie mediazioni tecniche con altri sistemi di gioco, sono state tentate, effettuate e fatte.
Ma l’origine di questo gioco è una sintesi tra ispirazioni letterarie, cinema e gioco da tavolo.
I videogiochi possono aver ispirato avatar, grafica e storie, ma non c’entrano né con le convenzioni né con le dinamiche. Quindi, se parlo di d&d in declino, non capisco proprio perchè la butti GDR in generale: i LIVE attualmente sono i giochi di ruolo più frequentati e non c’entrano nulla col PBC. Qui non parliamo di giocodiruolobuttamocequellocheavanza. Qui parliamo della specificità di un gioco che ha la sua origine, la sua maturazione: se non cominciamo da questo, stiamo solo perdendo tempo.
Quindi, totali: il gioco "di immedesimazione" generico, in quanto tale, certo non è assolutamente in declino.
D&d, sono dati e vendite, sì. Sulla questione quoto in toto l’intervento di Mirmidone ed è inutile che lo ripetiamo.
Peraltro, a proposito di Ludoteche piene di giocatori di d&d, anche se entri in un circolo di scacchisti lo trovi pieno: il problema è farci entrare il giocatore di boccette e domandarsi quanta gente gioca a scacchi rispetto a quanta gente ci giocava vent’anni fa e quanti ragazzi si portano gli scacchi in gita.
Non solo: che in alcune città i comuni investano foraggiando certe attività non è che sia tanto un mistero eh? Ma il roboante circo annuale, bellissimo, che durante l'anno si nutre di tanti piccoli circuiti tesi al massimo rendimento durante l'evento, poi, vogliamo vedere che effetti ha? Leggiamo, qualche volta, anche qualche voce di chi investe in certe realtà e lo fa per lavoro. A tal riguardo trovo interessante questo: http://prontiallerese.blogspot.it/2016/04/luccacomics-i-prezzi-aumentano-ancora.html ↗
Soluzioni, iniziative, investimenti
Tenere in piedi una land, costa. Non l’affitto del server e basta. Qualsiasi attività collegata (spesso senza sottolinearlo agli utenti) costa, e chi ci rimette di più è sempre chi organizza.
Costa la pubblicità. Costa comunque un tot mensile che grava sul bilancio personale: sarebbe giusto e auspicabile che ci si potesse rientrare, magari anche solo con una maglietta stampata, ma torniamo al concetto sopra espresso: alcune land questo non possono farlo, semplicemente perché sfruttano, anche col consenso di autori originali, ambientazioni esistenti: totali, chi le gestisce è condannato a rimetterci a prescindere.
Noi abbiamo sempre fatto scelte di carattere culturale: ci siamo rivolti ad ambiti collegati anche alla nostra esperienza professionale, le conquiste al gioco dei nuovi sono venute da campi diversi da quelli del gioco tradizionale attraverso attività da gocce cinesi, con pazienza e gradualità, puntando più sulla *cultura* e ricerca.
Il che ci è costato non poco, anche in termini di relazione e credibilità: perché c’è da dire che chi gira in questo mondo, per ovvie ragioni di gioventù, non sempre ha la possibilità di mantenere o perseguire certi sforzi. Ci siamo mossi in ambienti diversi, perché quelli spesso citati, ci sembrano sempre molto definiti nella *scelta* del gioco che appassiona e quindi ci davano l’idea di pescare solo “affacci”, ma non gente disposta veramente a provare e imparare, in quanto la sua passione era già consegnata ad altro.
Questo non toglie che se ci fossimo messi insieme da subito ad altri sforzi noti (Citiamo Verdux ed SGC Carter) di distribuzione, ognuno facendo la sua parte, ma collegando le iniziative, oggi, forse avremmo ottenuto tutti di più. Se fossimo riusciti a mettere in piedi un dialogo con l’admin di questo sito, forse avremmo ottenuto di più.
La moneta fondamentale di qualsiasi gestore che investa tempo, denaro e tanti aspetti di se stesso, dovrebbe, comunque, vedere una community che cresce e che si confronta, magari, con altre community del genere. Concretamente, non online, con attività che creino un contesto. E’ mancato il contesto al di sopra delle parti: un collettore, qualcuno o qualcosa che ragionasse per la cura e il rafforzamento del gioco. Tutti hanno sempre identificato la salvaguardia del gioco con il successo del proprio gioco. E’ mancato chi organizzasse incontri produttivi, uscendo dalla logica dell’ "io farei" senza considerare che se c’è un gestore bravissimo, che ha vent’anni e il contributo per il Lucca Comics non lo può pagare, non può esistere che venga escluso da iniziative comuni. Senza considerare che non è questione di *gestori e basta* perché ci sono staffer che sono la vera ossatura delle land e che possono dire e devono partecipare a iniziative del genere. Non è facile: non abbiamo tutti la stessa età, la stessa storia, la stessa disponibilità economica e non facciamo le stesse professioni, molti studiano, molti arrancano in cerca di un lavoro.
Ma la passione c’è e non è morta.
Alcuni di noi si sono mossi da tempo. C’è voluta una buona dose di autocritica, la disponibilità a PARLARE, non ad aggredirsi, a conoscersi, a mettersi a un tavolo e a ragionare.
C’è voluto impegno e anche una maturazione, nel nostro caso, dopo una lunga pausa in cui abbiamo continuato a studiare e a osservare, ma crediamo che questo sia comune a molti.
La passione pura, non quella che cela altro genere di necessità, quella è la chiave di riconoscimento e di marcia. Se davvero qualcuno è interessato a questo, oltre a chi questo con noi l’ha messo sul tavolo, oltre l'orizzonte della propria land, dopo anni, allora, semplicemente, siamo qui.
25/04/2017 13:05:23
Nei giochi dove non è previsto un abbonamento per giocare ci sono pressochè sempre dei gadget a pagamento che danno vantaggi. ovviamente parlo di MMO e Browser Game.
Come giustamente detto da Lom finchè nei PBC sarà una bestemmia fare "i gadget a pagamento" (ora alcune mamme staranno coprendo gli occhi ai figli) il PBC rimarrà nell'amatorialità. Questo perchè BG e MMO rinvestono i guadagni in pubblicità, sponsorizzazioni, migliorie tecniche ecc.
Ma, ovviamente, deve cambiare la mentalità. Una mentalità oramai radicata da oltre un decennio. Non so se sarà effettivamente possibile.
P.S. Per eventuali manifestazioni, conferenze, incontri ecc. contate sull'appoggio del portale!
25/04/2017 14:04:31 e modificato da bordertown il 25/04/2017 14:08:05
Non mi hanno mai sconvolto i gadgets a pagamento, chi vuole paga, chi non vuole non paga o va a giocare altrove, come avviene nei browser game alla fine.
Però a tal proposito vorrei aprire una parentesi che secondo me è sottovalutata moltissimo e che è stata solo sfiorata negli argomenti trattati fin qui, ovvero "l'unicità" del gioco. Non ricordo chi ha parlato di giochi ispirati a... ma finchè un play by chat sarà ispirato a libri, saghe o altro di pubblicato attraverso altro mezzo a mio avviso restiamo nella misura del rapporto che può intercorrere tra una fanzine e una rivista da edicola. Il pbc rimane la fanzine, che può anche andare bene, ma consapevoli che sia una fanzine.
Se parliamo di investimenti e pubblicità su media-larga scala servono giochi originali e non artigianali e quindi parlo di autori e sceneggiatori e non lo dico tanto per dire, ma perchè conosco la materia (non sto parlando di gente che ha il pallino della scrittura o che si sente un premio strega inespresso, ma gente che pubblica e lavora nel settore editoriale per fare un esempio).
Quindi a mio avviso prima bisognerebbe operare un distinguo in tal senso. Il play by chat autoriale e quello amatoriale, per me due cose molto diverse anche a livello legale, se andiamo a vedere. Poi si può parlare di tutto ciò che ne segue. Sempre My Two Cents.
25/04/2017 14:26:14

25/04/2017 14:34:19
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